In Italia, la cultura urbanistica ha tradizionalmente assegnato alla storia un ruolo fondativo nel progetto di paesaggio, riconoscendo nel patrimonio ereditato un valore da conservare e tutelare dai processi di trasformazione e valorizzazione economica del territorio. Oggi siamo consapevoli che la conservazione integrale è solo uno dei possibili strumenti a disposizione per governare ed orientare i processi di trasformazione immanente del territorio e che il disvalore può annidarsi anche nella museificazione e nell’ipostatizzazione dei paesaggi e dei beni culturali.
La nuova stagione italiana della pianificazione paesaggistica, avviata dalla Convenzione Europea del Paesaggio e dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, rimane ben ancorata alle pratiche di conservazione del patrimonio pur aprendosi, almeno nelle intenzioni, alle politiche di valorizzazione e alle pratiche di costruzione di nuovi paesaggi, a partire dal riconoscimento che tutto il territorio è paesaggio. Non di rado, nelle visioni strutturali e nelle figure territoriali che l’urbanistica è sollecitata a produrre dai nuovi strumenti legislativi continua a palesarsi una retorica della lunga durata che guarda con biasimo la contemporaneità. La critica del presente non può tuttavia risolversi nella nostalgia del passato, anzi, è essenziale che poggi su una visione del cambiamento ben consapevole dei nuovi stili di vita, oltre che della complessità e della dimensione spesso sovralocale dei problemi che affliggono i nostri territori. Proprio la perdurante scarsa considerazione dei nuovi modelli di organizzazione sociale e dei nuovi connessi modi di costruire i contesti contemporanei rischia di indebolire la possibilità di un progetto di paesaggio responsabile, consapevole della ricchezza e diversità culturale del patrimonio italiano e, allo stesso tempo, all’altezza degli sforzi d’innovazione che la sfida della sostenibilità ambientale ci impone.
I paper presentati riflettono su tale questione nodale, proponendo un ampio repertorio di approcci ed esperienze nelle due sottosessioni in cui è stato articolato l’Atelier 1.
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Sottosessione 1
Invited speaker: Biagio Salvemini
Discussant: Alberto Clementi e Anna Migliaccio
La prima sottosessione dell’Atelier 1 è stata animata da un contraddittorio tra urbanisti e storici sul rapporto tra lunga durata e progetto di paesaggio, con una specifica riflessione sui frame conoscitivi cui si tende ad ancorare il progetto nelle pratiche urbanistiche. Alla luce dei paper inviati, i partecipanti sono stati sollecitati a riflettere sul rapporto tra la prassi progettuale e gli universi disciplinari, a forte strutturazione e produttori di conoscenze altamente specialistiche, che si affollano sull’oggetto paesaggio così come definito dalla CEP. Viste dall’esterno, le conoscenze mobilitate nei progetti sono state tacciate di essere spesso dilettantesche e selezionate in forme strumentali, pur nel riconoscimento del difficile compito di operare scelte che l’urbanista si trova a fronteggiare.
I numerosi interventi hanno evidenziato l’esistenza di differenti approcci interpretativi e operativi alla coppia semantica invarianza/mutamento all’interno delle pratiche urbanistiche, pur sullo sfondo di un comune riconoscimento del rapporto fondativo tra storia e progetto di paesaggio. Centrale è stata apparsa in molte esperienze la messa a punto di metodi efficaci di individuazione, interpretazione e rappresentazione dei paesaggi, supportata dalla consapevolezza della responsabilità del punto di vista assunto. Alcuni autori hanno posto l’accento sulla difficoltà di lettura e comunicazione degli impatti delle trasformazioni più recenti sulle strutture di lunga durata; altri hanno reso evidente la difficoltà di riconoscere e comunicare i valori patrimoniali e identitari presenti nei paesaggi ordinari (si pensi, ad esempio, al tema dei nuovi paesaggi declinato al passato attraverso la lettura di paesaggi negletti o tradizionalmente non tutelati); altri autori hanno, infine, sottoposto all’attenzione dell’atelier il caso di sistemi territoriali contemporanei fortemente squilibrati, per i quali sembrerebbe più opportuno sviluppare ipotesi di trasformazione che mettano in discussione le gerarchie territoriali ereditate.
I paper
• Rappresentazioni/percezioni dei paesaggi umbri. Esperienze di ricerca e progetto
Sandra Camicia, Lunella Ferri, Mariano Sartore
• Individuazione delle figure territoriali e interpretazione strutturale
Massimo Carta
• Forma e immagine del paesaggio rurale. Elementi di analisi e progetto per il territorio chiantigiano
Maria Rita Gisotti
• Pianificazione e paesaggio: gli effetti della pianificazione sui paesaggi delle città toscane
Gianfranco Gorelli e Camilla Perrone
• Il paesaggio: dimensione progettuale di qualità tra immagini identitarie in trasformazione e forme patrimoniali persistenti
Angela Imbesi
• Spazio naturale e spazio antropico: bel paesaggio e città stratificata
Giacinta Jalongo e Emma Buondonno
• Il paesaggio agrario fra storia e progetto. Il caso delle Murge
Daniela Poli
• I beni del territorio. La lunga e faticosa ricerca delle risorse del territorio di Manfredonia
Leonardo Rignanese
• Per una geografia storica delle professioni del paesaggio in Europa:stato degli studi e prospettive di ricerca
Chiara Santini
• Un progetto di comunicazione per il paesaggio locale
Carla Scialpi
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Sottosessione 2
Invited speaker: Alberto Magnaghi
Discussant: Maurizio Carta, Anna Migliaccio
Il dibattito della seconda sottosessione dell’Atelier 1 si è focalizzato intorno ad una questione dirimente per la cultura urbanistica italiana: il superamento della finta antinomia tra valorizzazione del territorio e tutela del paesaggio e dei beni culturali. Sullo sfondo, la posizione volutamente provocatorio dell’invited speaker, ostinato nel negare tout court qualità ai paesaggi prodotti dalla contemporaneità e, allo stesso tempo, alfiere di un cambiamento dell’attuale modello insediativo attraverso una visione patrimonialista del paesaggio al futuro, supportata dalla potente lente del progetto locale.
La discussione si è articolata lungo diverse traiettorie, tutte tra loro strettamente connesse: gli effetti nefasti derivanti dalla riemersione della scissione tra conservazione dei beni culturali e valorizzazione del territorio a valle delle modifiche apportate al Codice dal D.Lgs. 63/2008; la tendenza tutta italiana ad enfatizzare soprattutto la parte conservativa della CEP, trascurando la portata dell’affermazione che pianificare il paesaggio significa anche creare nuovi paesaggi; la necessità di trovare un fertile punto di confluenza tra la nozione tradizionale di paesaggio come patrimonio identitario-culturale da conservare e la nozione di paesaggio come risorsa strategica per uno sviluppo territoriale sostenibile; il superamento dell’antitesi tra conservazione e trasformazione attraverso l’internalizzazione della pianificazione paesaggistica nella pianificazione urbanistica ordinaria e settoriale; la necessità di promuovere un profondo senso paesaggistico all’interno della pianificazione ordinaria a scala locale e settoriale; la necessità di governare le trasformazioni fisiche anche attraverso un intenso lavoro sugli immaginari collettivi.
I paper
• Tradizione e innovazioni possibili nella pianificazione paesistica
Loreto Colombo, Salvatore Losco, Cristoforo Pacella
• Le politiche pubbliche sul patrimonio culturale e naturale. Il paesaggio quale leva strategica per lo sviluppo economico e sociale delle Regioni del Mezzogiorno
Carmela Giannino
• Dal patrimonio alla risorsa: pratiche di gestione del paesaggio in Puglia
Nicola Martinelli, Maria R. Lamacchia, Marianna Simone
• Il paesaggio nello strumento urbanistico
Paola Panuccio
• Paesaggio e governo del territorio: dalla salvaguardia all’innovazione - dal progetto alla gestione
Elvira Petroncelli
• Verso la definizione di una politica per il paesaggio
Giancarlo Poli
• Il senso paesaggistico del piano
Gabriele Paolinelli, Antonella Valentini
• L’urbanistica per la “creazione” di paesaggi
Massimo Zupi
(*) Anna Migliaccio, architetto, PhD in pianificazione ambientale, docente a contratto di Ecologia Urbana ed Ecologia del Paesaggio presso le Università di Napoli e Basilicata.